Attualita'

Agropoli: grande successo per la commedia “A che servono questi quattrini?”


Probabilmente il compianto Armando Curcio, nato in una colta famiglia napoletana nel 1900, è più conosciuto al grande pubblico per l’omonima casa editrice ancora attiva. Egli, però, è stato una figura culturale molto versatile: giornalista, narratore, sceneggiatore, umorista. Oggi viene ricordato anche per la sua attività teatrale, quale autore di ottime commedie che continuano a incontrare il favore del pubblico. Dopo “La fortuna con la Effe maiuscola” portata in scena nel 2007 a cura di Pierluigi Iorio, nella nuova stagione teatrale la compagnia agropolese de “il Sipario” si sta misurando con “A che servono questi quattrini?”, rappresentata per quattro serate al “Cine-Teatro Serao” la scorsa settimana. Il regista Massimo Pagano ha optato per la versione portata in scena negli anni ottanta dai fratelli Giuffrè. Va detto che non si tratta di una “commedia facile”, ma a chi la rappresenta viene chiesto di saper evidenziare l’ambiguità di un tema, quello dell’apparenza che di fatto ha più valore della sostanza, sicuramente sempre più attuale. La compagnia de “il Sipario” c’è riuscita al meglio, grazie ad un valido gruppo di attori affiatato e ad una “disposizione scenica” che ha adeguatamente sottolineato le sfumature di un testo complesso. Si ride, molto, e si riflette. Il personaggio di Eduardo Parascandalo racchiude in sé un “modus vivendi” che fa dell’ambiguità un valore da difendere, in contrapposizione a valori tradizionali continuamente ribaltati e adattati per rispondere ad esigenze egoistiche che man mano si presentano. E così va “filosoficamente sminuito” il valore del denaro, se il protagonista non ne ha per pagare i debiti che ha contratto. Di più: occorre furbescamente servirsi della falsa notizia di una favolosa eredità, approfittando fino in fondo del fatto che l’opinione comune vede nella persona materialmente ricca una persona “da rispettare a priori”. Tutta la commedia si svolge lungo questi percorsi ambigui che non è facile rappresentare al meglio, e quindi alla compagnia e al regista va un particolare plauso. C’è da augurarsi che nei prossimi mesi ci siano nuove repliche, sia ad Agropoli che in altri comuni, magari non solo salernitani. È essenziale anche questo, in un contesto di contaminazione e confronto culturale benefico e costruttivo: essere capaci di “esportare” le eccellenze artistiche, affinché si sottolinei una volta di più che l’arte è linguaggio universale capace davvero di parlare a tutti. Francesco Sicilia

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